Sta come Torre
Curatore: PAOLO MELE
Veniamo fuori da settimane di totale isolamento. Ognuno di noi ha sperimentato quanto sia provante la convivenza forzata con sé stessi e pochi altri affetti. Una condizione che ci è apparsa come estrema, ma non per chi viene dal mare.
Il mare è una condizione dell’anima.
Il mare è come un vestito cucito addosso alla Regione Puglia, che da esso ne è bagnata per 865 chilometri[1]. Il mare è stato fonte di vita per tante famiglie, ma, nel corso dei secoli, dal mare sono giunte anche innumerevoli insidie che hanno portato l’uomo a modellare il paesaggio architettonico dei litorali. Per difendersi dalle insidie, gli Aragonesi si posero il problema di erigere delle torri da cui poter sorvegliare le coste. Un’ordinanza del 1532 imponeva ai privati di costruire delle torri, ma solo nel 1700 l’opera fu completata: 379 nell’Intero Regno di Napoli, 131 delle quali in Puglia.
Il piano che ne porta alla costruzione segue una struttura precisa: da ogni torre deve essere possibile scrutare il mare, l’orizzonte, l’entroterra e vedere le due torri adiacenti, con la possibilità di inviare segnali luminosi e di fumo per trasmettere un messaggio o richiedere soccorso.
Da sempre gli artisti ricoprono un ruolo di radar: McLuhan sostiene che all’artista appartiene l’ispirazione creativa che gli consente di fiutare subliminalmente il cambiamento dell’ambiente intorno. “Nell’era elettrica egli sveste i panni dell’autore individuale isolato da tutto e da tutti e mette la propria ricerca al servizio della comunità”[2]. L’artista ha l’abilità di portare lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte, di precorrere i tempi, mode, tendenze.
La mostra Sta come Torre ruota attorno alla similitudine tra la figura dell’artista e quella della torre: così come la torre consente di poter accedere ad un punto di vista ottimale per scrutare l’orizzonte, così l’artista, attraverso la sua ricerca e le sue opere, permette di poter riflettere sui temi della contemporaneità, sulle minacce e le opportunità dei nostri tempi, sugli insegnamenti del passato e sulle tracce da lasciare al futuro.
Il nome della mostra non si rifà solo al nome dell’omonimo progetto dell’architetto Luigi Brunati e dello scultore Amerigo Bartoli che vinse il concorso per la realizzazione del Monumento al Marinaio di Brindisi, una delle location della mostra, ma riprende un verso del V canto del Purgatorio di Dante che ben si presta al concept di questa mostra:
“Vien dietro a me, e lascia dir le genti: // sta come torre ferma, che non crolla // già mai la cima per soffiar di venti”.
Una mostra contemporanea e non solo di arte contemporanea. Una mostra che, partendo dal paesaggio costiero, si interroga anche sui nostri tempi e sulle nuove dinamiche sociali in atto. Le torri sono dei punti di snodo, degli hub che consentono e favoriscono la comunicazione, quella comunicazione che tra gli artisti contemporanei oggi si intensifica diventando necessità di collaborazione, di fare sistema. Non solo nuove possibilità di networking, ma nuove modalità dialettiche, dialogiche, di collaborazione, dello stare insieme. La costa è il territorio liminale che favorisce e alimenta queste nuove dinamiche.
Sette artisti a guardia di sei torri contemporanee in una mostra che si fa essa stessa architettura, design, infrastruttura. Ogni torre è un avamposto delle sei province della Regione Puglia: la scelta delle location rispecchia una sorta di geografia della diversità culturale del litorale pugliese: una ex chiesa, uno chalet del XIX secolo, un museo d’arte, un monumento, un porto, un centro culturale indipendente.
Ogni torre è presidiata da un artista e accoglie opere dalla torre precedente e successiva. Le torri così sono artisticamente e fattivamente connesse le une alle altre. Sei mostre in dialogo tra di loro in un’unica grande mostra: non una mostra itinerante, ma una mostra unitaria che è essa stessa un viaggio, un’esplorazione del lungo e straordinario paesaggio costiero pugliese.
[1] L’Italia conta 7914 km di costa, la Puglia con i suoi 865 ne ricopre più del 10% ed è la terza regione. Prima la Sardegna, con 1.849 chilometri, seguita dalla Sicilia (1.500 km).
[2] Cecilia Guida, Spatial practices. Funzione pubblica e politica dell’arte nella società delle reti, pg. 71, FrancoAngeli
Paolo Mele
PAOLO MELE
Paolo Mele (1981). Nasce nell’estremo lembo della Puglia. Dottore di ricerca in comunicazione e Nuove Tecnologie (IULM, Milano) e visiting researcher presso la New School di New York dal 2013 al 2015.
Dal 2011 dirige Ramdom, organizzazione che si occupa di progettazione culturale e artistica contemporanea e dal 2015 è direttore di Lastation, centro artistico e culturale locato sull’ultima stazione ferroviaria a sud–est, Gagliano Leuca. Nel 2013 ha avviato il progetto “Indagine sulle Terre Estreme”, una rilettura critica del territorio del Capo di Leuca attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea.
Esperto di progettazione culturale, ha lavorato per la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo e collaborato con diverse organizzazioni internazionali. Dal 2018 al 2020 ha ricoperto il ruolo di Project Manager per la Fondazione Matera Basilicata 2019.
A Lecce ha co-fondato e coordinato l’Osservatorio di Comunicazione Politica dell’Università del Salento e la Cooperativa di comunicazione P.A.Z.
www.paolomele.eu
Catalogo
DESTINAZIONE PUGLIA
Destinazione Puglia, il progetto della Regione Puglia – Sezione Turismo che attiva sinergie tra le politiche culturali e quelle di promozione turistica, si articola in alcune macroazioni. Tra queste la Valorizzazione della Rete dei Borghi marinari e delle Torri costiere attuata in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura e con il supporto dell’ARET Pugliapromozione.